5ª DOMENICA DI PASQUA – ANNO B

Ricordati di mettere il cellulare in modalità “aereo” per non disturbare e non essere disturbato.

 

Canto

VOCAZIONE

Era un giorno come tanti altri
e quel giorno lui passò.
Era un uomo come tutti gli altri
e passando mi chiamò
Come lo sapesse che il mio nome
era proprio quello,
come mai volesse proprio me
nella sua vita, non lo so.
Era un giorno come tanti altri
e quel giorno mi chiamò.
Rit.      Tu Dio che conosci il nome mio
            fa’ che ascoltando la tua voce,
            io ricordi dove porta la mia strada
            nella vita, all’incontro con te.

Era un’alba triste e senza vita
e qualcuno mi chiamò.
Era un uomo come tanti altri
ma la voce, quella no.
Quante volte un uomo
con il nome giusto mi ha chiamato,
una volta sola l’ho sentito
pronunciare con amore.
Era un uomo come nessun altro
e quel giorno mi chiamò.
Rit.

 

Aspersione con l’acqua lustrale

Fratelli e sorelle carissimi, invochiamo la benedizione di Dio nostro Padre perché questo rito di aspersione ravvivi in noi la grazia del Battesimo, per mezzo del quale siamo stati immersi nella morte redentrice del Signore per risorgere con lui alla vita nuova.

Padre, gloria a te, che dall’Agnello immolato sulla croce fai scaturire le sorgenti dell’acqua viva. Gloria a te, o Signore.

Cristo, gloria a te, che rinnovi la giovinezza della Chiesa nel lavacro dell’acqua con la parola della vita. Gloria a te, o Signore.

Spirito, gloria a te, che dalle acque del Battesimo ci fai riemergere come primizia della nuova umanità. Gloria a te, o Signore.

Il prete prende l’aspersorio e asperge se stesso e i ministri, poi il clero e il popolo

Dio onnipotente ci purifichi dai peccati e per questa celebrazione dell’Eucaristia ci renda degni di partecipare alla mensa del suo regno nei secoli dei secoli. Amen.

 

Gloria

Gloria a Dio nell’alto dei cieli
e pace in terra agli uomini che egli ama. (2 v)

Noi ti lodiamo, ti benediciamo,
ti adoriamo, ti glorifichiamo,
ti rendiamo grazie
per la tua immensa gloria.

Signore Dio, Re del cielo,
Dio Padre onnipotente,
Figlio unigenito
Cristo Gesù.

Gloria a Dio nell’alto dei cieli
e pace in terra agli uomini che egli ama.

Signore Dio, agnello di Dio,
Figlio del Padre onnipotente,
tu che togli i peccati del mondo
abbi pietà di noi.

Tu che togli i peccati del mondo
accogli benigno la nostra preghiera
tu che siedi alla destra del Padre
abbi pietà di noi!

Gloria a Dio nell’alto dei cieli
e pace in terra agli uomini che egli ama.

Tu solo il santo, tu solo il Signore,
tu l’altissimo Gesù Cristo,
con lo Spirito santo
nella gloria del Padre.

Gloria a Dio nell’alto dei cieli
e pace in terra agli uomini che egli ama. (2 v)

 

Colletta

Preghiamo.
Ciascuno formula in silenzio la propria intenzione di preghiera.

O Dio, che ci hai inseriti in Cristo come tralci nella vite vera, confermaci nel tuo Spirito, perché, amandoci gli uni gli altri, diventiamo primizie di un’umanità nuova. Per il nostro Signore Gesù Cristo tuo Figlio che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

 

LITURGIA DELLA PAROLA

 

Introduzione alla Liturgia della Parola

Nella prima lettura continua il racconto della comunità dei risorti che nasce e si articola. Entra in scena Saulo, che noi conosciamo come Paolo autore di molte lettere, che dopo un’esperienza mistica di incontro col Cristo risorto, da persecutore diventa apostolo.

La prima lettera di Giovanni continua a richiamare gli atteggiamenti di chi vive da risorto. L’amore per il fratello è il frutto della resurrezione e il criterio di verifica di ogni cammino di fede.

Esauriti i racconti delle apparizioni, i Vangeli del tempo pasquale passano a raccontare episodi evangelici alla luce della risurrezione. Oggi ascoltiamo l’insegnamento di Gesù vite vera, pronunciato nel contesto dell’ultima cena quando già Giuda era uscito per consegnarlo.

 

Prima Lettura    At 9,26-31

Dagli Atti degli Apostoli
In quei giorni, Saulo, venuto a Gerusalemme, cercava di unirsi ai discepoli, ma tutti avevano paura di lui, non credendo che fosse un discepolo.

Allora Bàrnaba lo prese con sé, lo condusse dagli apostoli e raccontò loro come, durante il viaggio, aveva visto il Signore che gli aveva parlato e come in Damasco aveva predicato con coraggio nel nome di Gesù. Così egli poté stare con loro e andava e veniva in Gerusalemme, predicando apertamente nel nome del Signore. Parlava e discuteva con quelli di lingua greca; ma questi tentavano di ucciderlo. Quando vennero a saperlo, i fratelli lo condussero a Cesarèa e lo fecero partire per Tarso.

La Chiesa era dunque in pace per tutta la Giudea, la Galilea e la Samarìa: si consolidava e camminava nel timore del Signore e, con il conforto dello Spirito Santo, cresceva di numero.

Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.

 

Salmo responsoriale  dal Salmo 21 (22)

Alleluia, alleluia, alleluia. (cantato)

Scioglierò i miei voti davanti ai suoi fedeli.
I poveri mangeranno e saranno saziati,
loderanno il Signore quanti lo cercano;
il vostro cuore viva per sempre!

Ricorderanno e torneranno al Signore
tutti i confini della terra;
davanti a te si prostreranno
tutte le famiglie dei popoli.

A lui solo si prostreranno
quanti dormono sotto terra,
davanti a lui si curveranno
quanti discendono nella polvere.

Ma io vivrò per lui,
lo servirà la mia discendenza.
Si parlerà del Signore alla generazione che viene;
annunceranno la sua giustizia;
al popolo che nascerà diranno:
«Ecco l’opera del Signore!».

 

Seconda Lettura    1Gv 3,18-24

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo
Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità.

In questo conosceremo che siamo dalla verità e davanti a lui rassicureremo il nostro cuore, qualunque cosa esso ci rimproveri. Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa.

Carissimi, se il nostro cuore non ci rimprovera nulla, abbiamo fiducia in Dio, e qualunque cosa chiediamo, la riceviamo da lui, perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo quello che gli è gradito.

Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio in lui. In questo conosciamo che egli rimane in noi: dallo Spirito che ci ha dato.
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.

 

Canto al vangelo      Gv 15,4a.5b

Alleluia, alleluia.
Rimanete in me e io in voi, dice il Signore; chi rimane in me porta molto frutto.
Alleluia, alleuia.

Alleluia alleluia! Alleluia, alleluia Dio ha visitato il suo popolo,
ha fatto meraviglie per noi, alleluia!

Gli occhi dei cechi vedono la luce, gli orecchi sordi odono la voce:
Dio ha fatto meraviglie per noi, Dio ha fatto meraviglie per noi!

Rit. Alleluia……

I cuori spenti vibrano d’amore, i volti tristi splendono di gioia:
Dio ha fatto meraviglie per noi, Dio ha fatto meraviglie per noi!

Rit. Alleluia……

Le bocche mute cantano in coro e mani stanche ritmano la lode:
Dio ha fatto meraviglie per noi, Dio ha fatto meraviglie per noi!

Rit. Alleluia……

VANGELO   Gv 15,1-8

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gloria a te, o Signore.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.

Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.

Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».
Parola del Signore. Lode a te o Cristo.

 

La professione di fede

Credete in Dio Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra? Credo.

Credete in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, che nacque da Maria Vergine, morì e fu sepolto, è risuscitato dai morti e siede alla destra del Padre? Credo.

Credete nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne e la vita eterna? Credo.

Dio onnipotente, Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che ci ha liberati dal peccato e ci ha fatti rinascere dall’acqua e dallo Spirito Santo, ci custodisca con la sua grazia per la vita eterna, in Cristo Gesù, nostro Signore. Amen.

 

Io sono la vite,
voi i tralci.
Chi rimane in me,
e io in lui,
fa molto frutto.

 

La nostra preghiera di oggi

Signore Dio, fonte di unità, noi ti contempliamo presente nel mondo e in mezzo a noi e ti preghiamo:

  • Dio è in mezzo a noi,
    – se noi ci lasciamo guidare dallo Spirito.
  • L’opera di Dio è compiuta,
    – quanto la Parola è annunciata e le sue parole rimangono in noi.
  • La volontà di Dio è fatta,
    – se noi condividiamo il pane con i fratelli.
  • Il Signore è con noi,
    – quando noi lavoriamo per la giustizia e la pace.
  • Il Nome di Dio è santificato,
    – se rimaniamo radicati a lui come il tralcio alla vite.
  • Dio mostra la sua gloria,
    – quando noi ci amiamo del suo amore.
  • Il regno di Dio si compie definitivamente,
    – quando parteciperemo al banchetto celeste insieme a Rossella e a tutti i nostri fratelli defunti.

(Intenzioni personali formulate nel silenzio)

(Tutti) Ti rendiamo grazie, o Dio, Padre nostro, per Gesù Cristo, la vera vite: nel torchio della croce, egli prepara per noi il vino nuovo, e tutti coloro che ne bevono rimangono nel tuo amore, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

 

Canto all’offertorio

SEGNI DEL TUO AMORE

Mille e mille grani nelle spighe d’oro
mandano fragranza e danno gioia al cuore,
quando, macinati, fanno un pane solo:
pane quotidiano, dono tuo, Signore.
Rit.   Ecco il pane e il vino, segni del tuo amore.
         Ecco questa offerta, accoglila Signore:
         tu di mille e mille cuori fai un cuore solo,
         un corpo solo in te
         e il Figlio tuo verrà, vivrà
         ancora in mezzo a noi.

Mille grappoli maturi sotto il sole,
festa della terra, donano vigore,
quando da ogni perla stilla il vino nuovo:
vino della gioia, dono tuo, Signore.
Rit.

Santo

Santo, Santo, Santo, Santo,
Santo, Santo, Santo, Santo
Santo è il Signore Dio dell’universo
i cieli e la terra sono pieni della tua gloria.

Osanna osanna
osanna nell’alto dei cieli.
Osanna osanna
osanna nell’alto dei cieli.

Benedetto è colui che viene nel nome del Signore.

Osanna osanna
osanna nell’alto dei cieli.
Osanna osanna
osanna nell’alto dei cieli.

Agnello di Dio

 

Antifona alla comunione

Prima di accostarci al Pane Eucaristico, facciamo memoria del Pane della Parola:

«Io sono la vite vera e voi i tralci», dice il Signore. «Chi rimane in me e io in lui, porta molto frutto». Alleluia. (Cfr. Gv 15, 1.5)

 

Comunione

Come acqua cristallina che scende giù dai monti,
sei venuto in mezzo a noi, sorgente della verità.
E portavi la Tua vita, la legge del Tuo cielo,
per insegnarci l’amore e farci simili a Te.

Ogni tua parola è acqua viva
che disseta i nostri cuori,
ogni tua parola è cengia
che sostiene il nostro altare,
ogni tua parola, ogni tua parola…

Come pioggia e neve che tornano al cielo
dopo aver irrigato e fecondato la terra,
così ogni Tua parola ritornerà a Te,
frutto della nostra vita che Tu raccoglierai.

Ogni tua parola è acqua viva
che disseta i nostri cuori,
ogni tua parola è cengia
che sostiene il nostro altare,
ogni tua parola, ogni tua parola, ogni tua parola

 

Canto finale

E LA STRADA SI APRE

Raggio che buca le nubi ed è già cielo aperto
acqua che scende decisa scavando da sé
l’argine per la vita.
La traiettoria di un volo che
sull’orizzonte di sera
tutto di questa natura ha una strada per sé.

Attimo che segue attimo un salto nel tempo
passi di un mondo che tende oramai all’unità
che non è più domani
usiamo allora queste mani
scaviamo a fondo nel cuore
solo scegliendo l’amore il mondo vedrà…

Che la strada si apre passo dopo passo
ora su questa strada noi. E si spalanca un cielo
un mondo che rinasce si può vivere per l’unità.

Nave che segue una rotta in mezzo alle onde
uomo che s’apre la strada in una giungla di idee
seguendo sempre il sole,
quando si sente assetato
deve raggiungere l’acqua
sabbia che nella risacca ritorna al mare.
Usiamo allora queste mani
scaviamo a fondo nel cuore
solo scegliendo l’amore il mondo vedrà.
RIT.

Per la preghiera a casa

Orientamenti per la preghiera
Leggere nella bibbia: le immagini bibliche della vigna (Isaia 5,1-7; Geremia 2,20-37; Matteo 20,1-16 e Matteo 21,33-46).

Letture di domenica prossima, VI di Pasqua B:
Atti degli apostoli 10,25-48; Salmo 97; Prima lettera di Giovanni 4,7-10; Giovanni 15,9-17.

Chi rimane in me e io in lui porta molto frutto
In una famosa pagina del profeta Ezechiele, il profeta descrive il legno della vite. Che pregi ha? Nessuno.
Il legno della vite è l’unico legno tra gli alberi della campagna con il quale non si può fare nulla; non ci si può fare un oggetto, un attrezzo utile. Il legno della vite è buono soltanto per far passare la linfa vitale ai tralci e produrre frutta. Quindi il legno della vite è il legno inservibile, se non per portare frutto. Ed è a questa immagine del Profeta Ezechiele che Gesù si riallaccia nel famoso discorso della vite e dei tralci, contenuto nel capitolo 15 del Vangelo di Giovanni.
Gesù, ancora una volta, rivendica la pienezza della condizione divina. Quando Gesù dice “Io sono”, questo rappresenta la pienezza della condizione divina, perché “Io sono” è il nome di Dio.
Nella cultura d’Israele la vite era immagine del popolo, del popolo di Israele. C’è il famoso cantico d’amore del Signore per la sua vigna, contenuto nel capitolo 5 del Profeta Isaia; anche il Profeta Geremia parla di Israele come di una vite. Bene Gesù dichiara di essere “la vera vite”, quindi ci sono delle false viti. Gesù continua quel processo di sostituzione con le realtà di Israele con la propria persona:
–     non la manna dal cielo, ma lui è il vero pane che da vita al popolo;
–     lui è la vera luce al contrario della legge;
–     lui è la vera vite, lui è il vero popolo piantato dal Signore.
E il Padre “è l’agricoltore”. Allora ci sono dei ruoli ben distinti: Gesù è la vite, dove scorre la linfa vitale, il Padre è l’agricoltore. Qual è l’interesse dell’agricoltore? Che la vigna porti sempre più frutto e infatti, scrive l’evangelista, “ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie”. Qual è il significato di questa espressione?  L’evangelista  sta  parlando  della  comunità  cristiana  dove  c’è  un  amore  che  viene comunicato dal Signore, un amore ricevuto dal Signore, e questo amore si deve trasformare in amore dimostrato agli altri. E questo è caratteristico dell’Eucaristia. Nell’Eucaristia si accoglie un Gesù che si fa pane, fonte di vita, per poi essere disposti a farsi pane, fonte di vita per gli altri. Ci può essere il rischio che nella comunità ci sia una persona che assorba questa linfa vitale, assorba questa energia, assorba questo amore, assorba questo pane, ma poi non si faccia pane per gli altri, non trasformi l’amore che riceve in amore per gli altri. È un elemento passivo, che pensa soltanto al proprio interesse, a se stesso, e quindi non comunica vita.
Ebbene, non gli altri tralci, e neanche Gesù, ma il Padre, prende e lo toglie, perché è un tralcio che è inutile.
“Ma ogni tralcio che porta frutto”, cioè il tralcio che succhiando questa linfa vitale, quindi nell’Eucaristia il tralcio che ricevendo Gesù come pane si fa poi pane per gli altri, porta frutto.  Dispiace vedere che ancora i traduttori rendono il termine con ‘potare’  che non è quello adoperato dall’evangelista. Il verbo adoperato da Giovanni è ‘purificare’, non ‘potare’. Sono due cose completamente diverse. Cosa significa purificare? Il Padre che ha a cuore che il tralcio porti più frutto sa individuare quegli elementi nocivi, quelle impurità, quei difetti che ci sono nel tralcio e lui provvede a eliminarli. Questo è importante, l’azione è del Padre; non deve essere il tralcio a centrarsi su sé stesso, ad individuare i propri difetti e cercare di eliminarli, perché centrandosi su sé stesso farà un danno irreversibile.
L’uomo si realizza non quando pensa a se stesso, alla propria perfezione spirituale, che può essere tanto illusoria e lontana quanto è grande la propria ambizione; l’uomo deve centrarsi sul dono totale di sé, che è immediato. Allora, in ognuno di noi ci sono dei limiti, ci sono dei difetti, ci sono delle brutte tendenze. Ebbene noi non ci dobbiamo preoccupare. Sarà il Padre che, se vede che questi limiti, questi difetti, queste tendenze sono di impedimento al portare più frutto, lui penserà ad eliminarli, non noi. Perché facendolo noi possiamo andare a toccare quelli che sono i fili portanti della nostra struttura e fare dei danni tremendi.
Allora Il Padre lo purifica”. Questo da piena serenità; l’unica preoccupazione del tralcio è portare frutto, tutti gli impedimenti a frutti abbondanti ci penserà il Padre, non gli altri tralci, neanche la vite, ma il Padre. Perché? “Perché porti più frutto”.
E dichiara Gesù “Voi siete già puri”, ecco vedete,  quando i traduttori traducono il verbo con ‘potare’ anziché ‘purificare’, non rendono questo gioco di parole che l’evangelista fa tra il verbo ‘purificare’ e l’aggettivo ‘puri’. Quindi prima Gesù ha detto “Lo purifica”, e poi dice “voi siete già puri”. Perché? “A causa della parola che vi ho annunziato”. La parola di Gesù è un amore che si fa servizio. Ciò che purifica l’uomo non è il fatto che gli lava i piedi, ma la disponibilità poi di lavare a sua volta i piedi agli altri. Quindi questa parola, il messaggio di Gesù, un amore che si fa servizio, rende pura la persona.
Secondo la concezione dell’epoca Dio era nella sfera della santità, della purezza e soltanto chi era puro poteva entrarci pienamente in contatto. Ebbene, l’amore che si traduce in servizio è la garanzia di essere in pieno contatto con il Signore. E Gesù ripete e dice “Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me.” Quindi Gesù  torna  di  nuovo  a  insistere  che  questo  amore  da  lui  ricevuto  si  deve  trasformare  in  amore comunicato, altrimenti si è inutili.
Ritorna Gesù a rivendicare il suo titolo, la condizione divina: “Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui”, in questo processo dinamico di fusione di Dio – Dio chiede soltanto di essere accolto nella vita del credente, per dilatarne l’esistenza –  “porta molto frutto”. Si da la vita agli altri, più si da e più si riceve. Si ha soltanto quello che si è donato, più il dono della vita agli altri è grande, è illimitato, più la risposta di Dio sarà illimitata.
Poi Gesù avverte: “Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca”. Questa espressione che  abbiamo  tradotto  con  ‘secca’,  letteralmente  ‘inaridisce’,  l’evangelista  la  prende  dal  Profeta Ezechiele, quando vede la situazione del popolo, come una vallata piena di ossa secche, nel capitolo 37, indicando il popolo senza Spirito. Ebbene, chi non rimane in Gesù, chi ricevendo questo amore non lo comunica agli altri, si inaridisce, perché, ripeto, si possiede soltanto quello che si dona agli altri. E poi, ecco la garanzia di Gesù, che purtroppo noi nel linguaggio popolare abbiamo un po’ ridimensionato. Tutti quanti conosciamo l’espressione “Chiedete quello che volete e vi sarà dato”, però dimentichiamo le due condizioni che Gesù pone:
– se rimanete in me,  quindi  se  c’è  questo  amore  da  lui  ricevuto che  si  trasforma  in  amore comunicato agli altri
– se le mie parole rimangono in voi, quindi rimangono come indirizzo dell’orientamento della vita, dell’esistenza un amore che si fa servizio per gli altri
A questo punto, solo a questo punto, preceduto da queste due condizioni, Gesù dice “Chiedete quello che volete e vi sarà dato”. Quindi, quando si vive in sintonia con il Signore, quando la vita dell’uomo si fonde con quella di Dio fino a diventare una sola cosa, l’unico che si chiederà sarà il dono dello Spirito, una capacità ancora più grande d’amare. Perché al resto il Padre ci pensa. Il Padre non risponde ai bisogni e alle necessità dei suoi figli, ma li precede. Questo dà tanta sicurezza.
Ed  ecco  il  finale:  “In  questo  è  glorificato  il  Padre  mio”.  C’era  l’immagine  che  Dio  dovesse  essere glorificato attraverso opere straordinarie, magnificenze gloriose, no, l’unica maniera per manifestare la gloria di Dio, la rivelazione del suo amore, è un amore che gli assomiglia, “Che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli”.
L’unica maniera per dar gloria a Dio è manifestare nella nostra vita un perdono, una misericordia, una condivisione che in qualche maniera gli assomiglino.
P. Alberto Maggi OSM

PROSSIMAMENTE