Questa manifestazione in piazza dell’Isolotto evoca La Pira uomo di pace e di dialogo: i colloqui del Mediterraneo, l’incontro dei Sindaci delle capitali, il viaggio in Vietnam a negoziare la pace con Ho Chi Min.
Ma questa piazza evoca anche un conflitto, una ferita che risale al 1968, quando la comunità parrocchiale si spaccò tra chi continuò la sua esperienza con don Mazzi e don Gomiti e chi invece scelse l’obbedienza al vescovo Florit.
Dalla morte del Card. Piovanelli, che io sappia, non sono più stati fatti gesti di dialogo e di attenzione da parte dei vescovi, seguendo l’antico adagio “quieta non movere”.

Negli ultimi anni è sorto qualcosa di nuovo: i passi che non sono stati fatti dall’alto sono stati fatti dalla base e si è assistito ad un “disgelo” nelle relazioni tra Parrocchia e Comunità dell’Isolotto, frutto di una comune volontà di incontro: le due realtà hanno iniziato a collaborare attivamente sul piano sociale e culturale (aggiunta a braccio sull’essere promotori insieme del momento in piazza sulla pace la mattina di ogni prima domenica del mese).

Oggi penso di poter definire come cordiali le relazioni tra parrocchia e comunità, tanto e vero che siamo insieme in questa manifestazione con due segni significativi:

  • Il portone della parrocchia, che per tanti anni è stato sbarrato a separare le celebrazioni delle due comunità, dal tempo del Covid – e anche stasera – , viene tenuto spalancato.
  • La comunità dell’Isolotto contribuisce a questo evento con la sua storica amplificazione che è servita per tante celebrazioni in piazza.

Come spesso succede, anche stavolta ciò che accade all’Isolotto è emblematico: è dal basso che parte il dialogo, è partendo dal basso che si costruisce la riconciliazione e la pace.
Ma ciò che nasce dal basso, pur importante, non può bastare. È tempo che la Chiesa fiorentina nel suo insieme rimetta a tema questo conflitto che ancora la abita e cerchi attivamente le strade per cercare di superarlo.
Abbiamo tutti il sogno di costruire una chiesa missionaria, inclusiva, costruttrice di pace e tutti noi siamo chiamati, credo, a vivere questi valori iniziando dal nostro interno.
Con pazienza e fiducia.

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