5ª DOMENICA T.O. – ANNO A

Ricordati di mettere il cellulare in modalità “aereo” per non disturbare e non essere disturbato.

Canto

 

Atto penitenziale

Dio nostro Padre, tu ci vieni incontro con amore e nella tua parola ti riveli come colui che prende l’iniziativa del dialogo.
– Perdonaci se non abbiamo dedicato sufficiente tempo e attenzione alla lettura e alla meditazione della tua parola. Signore, pietà!

Gesù, nello spezzare il pane dopo la risurrezione, ti sei fatto riconoscere vivo e presente nel cammino della nostra vita e fai comunione con noi.
– Perdonaci se al pane spezzato che riceviamo alla mensa eucaristica non corrisponde la nostra condivisione con il più povero. Cristo, pietà!

Spirito di verità e di misericordia, tu ci guidi nella crescita verso la sapienza della croce e ci soccorri nelle nostre debolezze.
– Perdonaci se resistiamo al tuo soffio vivificante con le nostre durezze e non diventiamo memoria vivente di Cristo. Signore, pietà!

 

Gloria

 

Colletta

Preghiamo.
Ciascuno formula in silenzio la propria intenzione di preghiera.

O Dio, che fai risplendere la tua gloria nelle opere di giustizia e di carità, dona alla tua Chiesa di essere luce del mondo e sale della terra, per testimoniare con la vita la potenza di Cristo crocifisso e risorto. Egli è Dio, e vive e regna con te nell’unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.

 

LITURGIA DELLA PAROLA

 

Prima Lettura    Is 58,7-10

Dal libro del profeta Isaia
Così dice il Signore:
«Non consiste forse [il digiuno che voglio]
nel dividere il pane con l’affamato,
nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto,
nel vestire uno che vedi nudo,
senza trascurare i tuoi parenti?
Allora la tua luce sorgerà come l’aurora,
la tua ferita si rimarginerà presto.
Davanti a te camminerà la tua giustizia,
la gloria del Signore ti seguirà.
Allora invocherai e il Signore ti risponderà,
implorerai aiuto ed egli dirà: “Eccomi!”.
Se toglierai di mezzo a te l’oppressione,
il puntare il dito e il parlare empio,
se aprirai il tuo cuore all’affamato,
se sazierai l’afflitto di cuore,
allora brillerà fra le tenebre la tua luce,
la tua tenebra sarà come il meriggio».
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.

 

Salmo responsoriale  dal Salmo 111 (112)

Rit. Il giusto risplende come luce.
Spunta nelle tenebre, luce per gli uomini retti:
misericordioso, pietoso e giusto.
Felice l’uomo pietoso che dà in prestito,
amministra i suoi beni con giustizia.
Rit.
Egli non vacillerà in eterno:
eterno sarà il ricordo del giusto.
Cattive notizie non avrà da temere,
saldo è il suo cuore, confida nel Signore.
Rit.
Sicuro è il suo cuore, non teme,
egli dona largamente ai poveri,
la sua giustizia rimane per sempre,
la sua fronte s’innalza nella gloria.
Rit. Il giusto risplende come luce.

 

Seconda Lettura    1Cor 2,1-5

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Io, fratelli, quando venni tra voi, non mi presentai ad annunciarvi il mistero di Dio con l’eccellenza della parola o della sapienza. Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e Cristo crocifisso.
Mi presentai a voi nella debolezza e con molto timore e trepidazione. La mia parola e la mia predicazione non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza, perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio.
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.

 

Canto al vangelo         Cf. Gv 8,12

Alleluia, alleluia.
Io sono la luce del mondo, dice il Signore;
chi segue me, avrà la luce della vita.
Alleluia, alleluia.

VANGELO  Mt 5,13-16

Dal Vangelo secondo Matteo
Gloria a te, o Signore.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.
Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».
Parola del Signore. Lode a te o Cristo.

 

La professione di fede

Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili.

Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. (si china il capo) Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi, sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine.

Credo nello Spirito santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei profeti.

Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.

 

 

Voi siete il sale
della terra e
la luce
del mondo.

 

 

La nostra preghiera di oggi

Fratelli e sorelle, dopo aver ascoltato con attenzione le parole di Gesù, preghiamo con fede il Signore nostro Dio.

  • Quando il nostro comportamento diviene insipido, privo della tua sapienza, rivelaci che solo il Vangelo può dare senso e sapore alla nostra vita.
    – Signore, manifesta in noi la potenza del tuo Spirito!
  • Quando le nostre tenebre oscurano la tua luce, rinnova la nostra fede in Gesù Cristo, tua immagine e vera luce del mondo.
    – Signore, manifesta in noi la potenza del tuo Spirito!
  • Quando trasformiamo in arroganza la fierezza di essere cristiani, metti in noi il sentire di Gesù Cristo, il Messia mite e umile di cuore.
    – Signore, manifesta in noi la potenza del tuo Spirito!
  • Quando vogliamo dare gloria a noi stessi e non a te, converti i nostri cuori e insegnaci che la vera gloria è quella di chi ama.
    – Signore, manifesta in noi la potenza del tuo Spirito!
  • Quando ci lasciamo vincere dalla paura e dalla tristezza, rinnova in noi la speranza che, insieme a tutti i nostri fratelli defunti, risorgeremo per la vita eterna.
    – Signore, manifesta in noi la potenza del tuo Spirito!

(Tutti): Concedi, Signore che, fedeli al tuo amore, diventiamo capaci di accogliere i nostri fratelli con la stessa tua carità. Tu vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.

 

Canto all’offertorio

Santo

Agnello di Dio

 

Antifona alla comunione

Prima di accostarci al Pane Eucaristico, facciamo memoria del Pane della Parola che abbiamo ricevuto dicendo insieme:

Risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli. (Mt 5,16)

 

Comunione

 

Canto finale

Per la preghiera a casa

Orientamenti per la preghiera
Leggere nella bibbia: il cristiano è chiamato a camminare nella luce e, respingendo il peccato,  a vivere nella carità: 1 Gv 1,5-2,29; è chiamato a dare testimonianza con la sua vita: Rm 12; 1 Pt 3,8-17.

Letture di domenica prossima, VI del tempo ordinario, anno A
Siracide 15,16-21; Salmo 118; 1Corinti 2,6-10; Matteo 5,17-37

Riflessioni sulle letture
La luce come responsabilità dei credenti: così potrebbe essere intesa l’unità tra prima lettura e vangelo. Ovvero, la chiamata alla fede è chiamata a divenire luce, a essere luce. Ben sapendo che al credente la luce non appartiene e che lui può soltanto accoglierla e rifletterla. Sia Isaia che Matteo convergono nell’affermare che la luminosità del credente si manifesta concretamente in opere di giustizia e carità.
Se le opere di misericordia e giustizia (Isaia), le opere “belle” (kalà: Mt 5,16), sono compiute dai credenti nei confronti degli altri uomini, esse si radicano nel cuore del credente e suppongono un lavoro interiore. Lavoro che, secondo Is 58,9, significa il riconoscimento che l’attitudine a non lasciar spazio agli altri (oppressione), a giudicare e condannare (puntare il dito), a sparlare e calunniare (parlare empio), abita in noi e costituisce il buio che, una volta portato alla luce, può consentire la trasparenza e la limpidezza che rendono luminoso il credente. “Se toglierai di mezzo a te” (dal tuo cuore, non solo dai tuoi rapporti con gli altri) queste cose, ecco che la tua luce si manifesterà. C’è un lavoro di sgombero interiore, di dissodamento del profondo, c’è una ablatio necessaria per divenire capaci di amore e giustizia.
Colui che vede i bisogni e le sofferenze altrui e interviene per alleviarli, vedrà rimarginarsi le proprie ferite. Il curatore è anch’egli un ferito, una persona bisognosa di cura. La coscienza di essere noi stessi malati è essenziale per vedere le ferite altrui e potersene prendere cura con efficacia, così come per sperimentare su di sé effetti terapeutici positivi. L’umanità ferita è unica, in me e nell’altro.
Al “voi siete il sale della terra” (Mt 5,13) e “voi siete la luce del mondo” (Mt 5,14), che riguardano la relazione dei cristiani e della chiesa ad extra, corrisponde, per i rapporti ad intra, cioè intra-ecclesiali, il “voi siete tutti fratelli” (Mt 23,8). Ovvero, ciò che la chiesa diffonde nel mondo è, semplicemente, ciò che essa è e vive al proprio interno: la sua luce è irradiazione di fraternità.
È importante sottolineare che le parole evangeliche sulla qualità dei discepoli sono poste in bocca a Gesù e da lui rivolte a loro. È Gesù che dice: “Voi siete la luce”, non sono i discepoli che dicono: “Noi siamo la luce”. Le parole di Gesù immettono il discepolo nel lavoro dell’ascolto e della fede in quanto vanno recepite e accolte. Solo questa condizione mantiene nell’umiltà il credente. Questo significa che l’essere luce e sale in rapporto agli uomini non è un dato acquisito di diritto, una volta per sempre, ma un evento che accade ogni qualvolta il credente ascolta la parola di Gesù e del Vangelo e la mette in pratica, in attitudine di servizio nei confronti degli uomini. Nessun integralismo o fondamentalismo può nascere da questa parola del Signore se la si mantiene e la si osserva come parola che viene da lui. Imporre la propria luce, la propria verità agli altri, sarebbe lo stravolgimento della vocazione che il Signore affida ai suoi. Del resto, essere luce non significa far scomparire la tenebra e le zone d’ombra: una luce abbagliante non illumina, ma produce cecità. Così, il contributo messianico che i credenti possono dare all’umanità, per quanto fondamentale, è limitato e parziale. Ogni sua declinazione in senso totalitario e assoluto è un tradimento della logica evangelica.
A conferma del carattere dinamico degli attributi “luce del mondo” e “sale della terra” applicati ai discepoli vi è il fatto che, nelle parole paradossali di Gesù, il sale può divenire insipido e la luce offuscarsi. Non solo non sono possessi garantiti, ma Gesù afferma che tali attributi possono essere perduti. Nulla è scontato nella vita di fede. Il rischio della de-vocazione è reale.
Una glossa bizantina al nostro testo evangelico recita: “Non dice: Voi siete luci, ma luce, essendo tutti insieme il corpo del Messia che è la luce del mondo”. La chiesa nel suo insieme è chiamata a essere luce: è la chiesa come comunione fraterna che risplende dell’amore di Cristo che illumina ogni uomo e che offre a ogni uomo la possibilità di entrare in quell’alleanza che è redenzione della solitudine.
Da «Eucarestia e Parola», Comunità di Bose