4ª DOMENICA DEL TEMPO DI PASQUA – ANNO C

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Canto


Atto penitenziale

Fratelli e sorelle carissimi, invochiamo la benedizione di Dio nostro Padre perché questo rito di aspersione ravvivi in noi la grazia del Battesimo, per mezzo del quale siamo stati immersi nella morte redentrice del Signore per risorgere con lui alla vita nuova.

Padre, gloria a te, che dall’Agnello immolato sulla croce fai scaturire le sorgenti dell’acqua viva.
Gloria a te, o Signore.

Cristo, gloria a te, che rinnovi la giovinezza della Chiesa nel lavacro dell’acqua con la parola della vita.
Gloria a te, o Signore.

Spirito, gloria a te, che dalle acque del Battesimo ci fai riemergere come primizia della nuova umanità.
Gloria a te, o Signore.

Il prete prende l’aspersorio e asperge se stesso e i ministri, poi il clero e il popolo.

Dio onnipotente ci purifichi dai peccati e per questa celebrazione dell’Eucaristia ci renda degni di partecipare alla mensa del suo regno nei secoli dei secoli. Amen.

Come la pioggia e la neve scendono giù dal cielo
e non vi ritornano senza irrigare
e far germogliare la terra,
così ogni mia parola non ritornerà a me
senza operare quanto desidero,
senza aver compiuto ciò per cui l’avevo mandata.
Ogni mia parola, ogni mia parola
(2 volte)

Gloria

 

Colletta

Preghiamo.

Ciascuno formula in silenzio la propria intenzione di preghiera.

O Dio, fonte della gioia e della pace, che hai affidato al potere regale del tuo Figlio le sorti degli uomini e dei popoli, sostienici con la forza del tuo Spirito, perché non ci separiamo mai dal nostro pastore che ci guida alle sorgenti della vita. Egli è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

 

LITURGIA DELLA PAROLA

 

Prima Lettura    At 13,14.43-52

Dagli Atti degli Apostoli 
In quei giorni, Paolo e Bàrnaba, proseguendo da Perge, arrivarono ad Antiòchia in Pisìdia e, entrati nella sinagoga nel giorno di sabato, sedettero.
Molti Giudei e prosèliti credenti in Dio seguirono Paolo e Bàrnaba ed essi, intrattenendosi con loro, cercavano di persuaderli a perseverare nella grazia di Dio.
Il sabato seguente quasi tutta la città si radunò per ascoltare la parola del Signore. Quando videro quella moltitudine, i Giudei furono ricolmi di gelosia e con parole ingiuriose contrastavano le affermazioni di Paolo. Allora Paolo e Bàrnaba con franchezza dichiararono: «Era necessario che fosse proclamata prima di tutto a voi la parola di Dio, ma poiché la respingete e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco: noi ci rivolgiamo ai pagani. Così infatti ci ha ordinato il Signore: “Io ti ho posto per essere luce delle genti, perché tu porti la salvezza sino all’estremità della terra”».
Nell’udire ciò, i pagani si rallegravano e glorificavano la parola del Signore, e tutti quelli che erano destinati alla vita eterna credettero. La parola del Signore si diffondeva per tutta la regione. Ma i Giudei sobillarono le pie donne della nobiltà e i notabili della città e suscitarono una persecuzione contro Paolo e Bàrnaba e li cacciarono dal loro territorio. Allora essi, scossa contro di loro la polvere dei piedi, andarono a Icònio. I discepoli erano pieni di gioia e di Spirito Santo.
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.

 

Salmo responsoriale    dal salmo 99 (100)

Rit. Alleluia, alleluia, alleluia.

Acclamate il Signore, voi tutti della terra,
servite il Signore nella gioia,
presentatevi a lui con esultanza.

Riconoscete che solo il Signore è Dio:
egli ci ha fatti e noi siamo suoi,
suo popolo e gregge del suo pascolo.

Perché buono è il Signore,
il suo amore è per sempre,
la sua fedeltà di generazione in generazione.

Rit. Alleluia, alleluia, alleluia.

 

Seconda Lettura    Ap 7,9.14b-17

Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo 
Io, Giovanni, vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani.
E uno degli anziani disse: «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello. Per questo stanno davanti al trono di Dio e gli prestano servizio giorno e notte nel suo tempio; e Colui che siede sul trono stenderà la sua tenda sopra di loro.
Non avranno più fame né avranno più sete,
non li colpirà il sole né arsura alcuna,
perché l’Agnello, che sta in mezzo al trono,
sarà il loro pastore
e li guiderà alle fonti delle acque della vita.
E Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi».
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.

 

Canto al vangelo     

Alleluia, alleluia.
Io sono il buon pastore, dice il Signore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me. (Gv 10,14)
Alleluia, alleluia.

VANGELO  Gv 10,27-30

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gloria a te, o Signore.
In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.
Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano.
Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».
Parola del Signore.
Lode a te, o Cristo.

 

La professione di fede

Credete in Dio Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra?
Credo.
Credete in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, che nacque da Maria Vergine, morì e fu sepolto, è risuscitato dai morti e siede alla destra del Padre?
Credo.
Credete nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne e la vita eterna?
Credo.
Dio onnipotente, Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che ci ha liberati dal peccato e ci ha fatti rinascere dall’acqua e dallo Spirito Santo, ci custodisca con la sua grazia per la vita eterna, in Cristo Gesù, nostro Signore. Amen.

Le mie pecore
ascoltano
la mia voce.
Io do loro la vita eterna

 

 

 

La nostra preghiera di oggi

In questa domenica rivolgiamoci al Signore perché accresca i doni della sua chiamata e del suo amore: Fa’ che ascoltiamo la tua voce, Signore.

  • Ti preghiamo per la tua chiesa che si estende da un’estremità all’altra del mondo:
    – mantienila salda e proteggila fino alla fine dei tempi.
  • Ti preghiamo per tutti i pastori della chiesa e per chi tra noi presiede nella carità:
    – scegli le nostre guide riempiendole di doni dello Spirito santo affinché annuncino con franchezza la tua parola e guidino le comunità cristiane verso il tuo regno.
  • Ti preghiamo per tutti i credenti in te, per il popolo di Israele e per le genti dell’Islam:
    – confermali quali testimoni della tua unicità, rinuncino alla violenza e camminino sul sentiero della pace.
  • Ti preghiamo per i popoli che vivono sotto l’incubo della guerra:
    – liberali dalle tenebre della violenza. Dona a tutti pensieri di pace, dona la sapienza del cuore, che tiene vivo il dialogo, che ricerca soluzioni eque e mira al bene di tutti.
  • Ti preghiamo per tutte le nostre mamme nella loro festa:
    – sostienile sempre nella loro missione perché possano essere riflesso della tua maternità verso di noi.
  • Ti preghiamo per i 16 ragazzi che oggi si cibano per la prima volta del Pane di Vita:
    – questo dono rafforzi il loro desiderio di conoscere e seguire Gesù.
  • Ti preghiamo per la nostra comunità parrocchiale:
    – insegnaci l’amore per il silenzio che ci inizia all’ascolto della tua parola, fa’ che ti riconosciamo come nostro pastore affinché viviamo l’unità da te voluta.
  • Ti preghiamo per le nostre sorelle e i nostri fratelli defunti:
    – tu, che sei sempre stato nostro pastore da quando esistiamo fino ad oggi e che ci ha sempre liberati da ogni male, dona a loro la pace della tua comunione.

(Tutti): Gesù, che ti sei fatto solidale con l’uomo e lo chiami a seguirti con cuore indiviso, accogli la nostra povertà e suscita in noi una risposta sempre più generosa alla ricchezza del tuo amore. Tu buon Pastore che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.

 

Canto all’offertorio

Santo

Agnello di Dio

 

Antifona alla comunione

Prima di accostarci al Pane Eucaristico, facciamo memoria del Pane della Parola che abbiamo ricevuto dicendo insieme:

Io sono il buon pastore e do la mia vita per le pecore. Alleluia. (Gv 10,14.15)

 

Comunione

Canto finale

Per la preghiera a casa

 

Orientamenti per la preghiera
Leggere nella bibbia: La quarta domenica di Pasqua ci propone sempre la figura di Gesù buon Pastore. Si consiglia di approfondire la riflessione con la lettura di tutto il capito 10 del Vangelo secondo Giovanni e di pregare con i salmi 22; 77; 79.

Le letture di Domenica prossima, V di Pasqua – anno C
Atti 14, 21-27; Salmo 145; Apocalisse 21, 1-5; Giovanni 13, 31-35

Riflessione sulle letture
L’accento della quarta domenica di Pasqua cade su Gesù pastore. Il Gesù che ha guidato i suoi discepoli facendo di loro una comunità è anche il Risorto che dona loro la vita eterna (vangelo); il Risorto è Pastore e Agnello al tempo stesso, è Pastore perché Agnello, Colui che guida i credenti alla vita piena grazie alla sua passione e morte (II lettura); il Risorto continua a esercitare nella storia le sue funzioni di pastore, cioè a formare comunità e a guidare e nutrire le sue “pecore”, attraverso l’attività apostolica di predicazione della Parola di Dio (I lettura).
Ascolto, conoscenza e sequela sono gli atteggiamenti spirituali delle “pecore” nei confronti del “pastore”, sono gli atteggiamenti costitutivi della fede. Cioè, la vita che il Signore dona continuamente ai credenti, e che essi ricevono grazie al loro ascolto, alla loro sequela e alla loro conoscenza del Signore, è la comunione con lui. Comunione che è, al tempo stesso, relazione con il Padre, perché “io e il Padre siamo uno” (v. 30). Se Gesù custodisce e non perde nessuno di coloro che il Padre gli ha affidato è perché Egli rimane nella relazione con il Padre e in questa relazione di amore entra e abita ogni credente. Noi invece, facciamo ciò che Gesù non fa: noi sappiamo perdere i doni ricevuti, sappiamo perdere l’amore, sappiamo perdere l’altro, sappiamo non custodirlo. Perdiamo l’altro perché usciamo dalla relazione con il Signore e ci chiudiamo nell’egoismo. E così mentre perdiamo l’altro, smarriamo anche noi stessi e il senso del nostro vivere che si situa nella relazione con il Padre e con i fratelli.
Il contrario di questo perdere non è guadagnare, ma rimanere. Si tratta di rimanere nell’amore del Signore, nella Parola del Signore, in Lui, come il tralcio rimane nella vite e vive della vita che riceve dalla pianta. Potremmo accostare l’espressione giovannea secondo cui nessuno può rapire il credente dalla mano del Padre all’espressione paolina che dice: “Chi ci separerà dall’amore di Cristo? … Né morte, né vita, né angeli, né principati, né presente, né avvenire, né potenze, né altezza, né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio in Cristo Gesù, nostro Signore” (Rm 8,35.38-39). Rimanendo in quell’amore si fa esperienza del dono della vita che viene da Dio e della comunione con lui.
Leggendo con attenzione il capitolo decimo di Giovanni si può vedere come il carattere di “pastore” di Gesù consista nella relazione con il Padre e con le sue pecore, dunque con Dio e con i credenti. È un titolo relazionale, non funzionale. “Io e il Padre siamo uno” (v. 30); “Io conosco le mie pecore” (v. 27). Quella che noi chiamiamo “pastorale” dovrebbe porre sempre al proprio centro la dimensione relazionale piuttosto che quella funzionale o organizzativa. Al cuore dell’essere pastore nella chiesa vi è la relazione personale con il Signore, dunque la dimensione spirituale nutrita dalla fede e dalla preghiera, e la relazione con le persone fatta di conoscenza, amore, ascolto, dedizione, dono della vita. Il pastore è attento al cuore di Dio e al cuore dell’uomo.
Vi è nei vv. 28-29 come un gioco delle mani per cui la mano di Gesù e la mano di Dio si identificano. La mano è in Giovanni simbolo dell’amore dato e ricevuto: “Il Padre ama il Figlio e ha rimesso tutto nelle sue mani” (Gv 3,35); Gesù, “sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani” (Gv 13,3), compì il gesto dell’amore radicale, simbolo del dono della sua vita per i discepoli. La mano aperta del Padre per donare tutto al Figlio diviene la mano aperta del Figlio che tutto riceve dal Padre e che il Figlio stesso mostra, quale Crocifisso Risorto, a Tommaso affinché egli riconosca al tempo stesso l’amore del Padre e del Figlio (“Mio Signore e mio Dio”: Gv 20,28). E chiedendogli di stendere, a sua volta, la sua mano, Gesù gli chiede di entrare nel mistero dell’amore trinitario manifestato dalla mano trafitta. Davvero, il buon pastore è colui che dona la vita per le sue pecore e proprio in questa donazione e perdita di sé egli, donando l’amore, custodisce le sue pecore nell’amore.
Da “Eucarestia e parola”, comunità di Bose.